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Per Aspera Ad Veritatem n.16
La destra estrema

Willibald I. Holzer - Asterios Editore, Trieste, 1994





Willibald I. Holzer, storico austriaco, è docente universitario presso l'Istituto di storia contemporanea dell'Università di Klagenfurt e ha redatto questo interessante saggio con il contributo dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia. Nell'operare questa scelta, l'Istituto ha voluto dichiaratamente arricchire un panorama editoriale italiano giudicato forse troppo povero di opere di approfondimento dei movimenti di estrema destra che non si rifacessero necessariamente ai fascismi storici o che circoscrivessero il fenomeno a realtà più limitate, quali il mondo dei naziskin o quello degli ultras del calcio, o che presentassero una matrice fortemente ideologica.
Per comprendere l'estrema destra in tutta la sua portata, Holzer ritiene indispensabile approfondire la dinamica dei rapporti tra economia e società nel loro evolversi più recente, superando l'interpretazione storiografica del fascismo o del nazionalsocialismo per attualizzarsi. L'Autore osserva infatti come, specialmente nel caso dell'Austria e della Germania che sono i paesi che vengono presi in considerazione, il successo dei movimenti e partiti di estrema destra risiede probabilmente proprio nella capacità di questi di affrancarsi da un passato scomodo e di superarlo, dando di sé un'immagine che conserva certamente molti dei caratteri distintivi di quelli che sono stati i propri antecedenti, calandosi tuttavia nella moderna società capitalista e "cavalcando" i disagi da questa prodotti.
Holzer muove dalla definizione di ciò che, a suo avviso, deve intendersi per "sinistra" e per "destra". Nella definizione dei due concetti troviamo le premesse del discorso che verrà approfondito nel prosieguo del libro, che si articola proprio nel tentativo di definire il fenomeno attraverso l'individuazione delle sue caratteristiche ideologiche, dei suoi valori fondanti, delle sue modalità organizzative, del suo impatto sociale e del contesto che ne ha consentito e ne consente lo sviluppo.
Si parla dell'importanza di concetti quali quello di comunità nazionale, di ordine, di tradizione, di fedeltà, di amor patrio, di dovere e cameratismo. Al concetto di "nemico" Holzer attribuisce poi un particolare ruolo fondante: la teoria del complotto e il senso di accerchiamento sono a suo avviso una costante di questi movimenti, prodromica all'affermazione delle teorie razziste, antisemite e xenofobe che trovano ulteriore humus nel disagio economico e nel senso di frustrazione ed esclusione dal sociale proprio di coloro sui quali tali ideologie hanno la maggiore presa.
Dal definire i principi animatori di questi movimenti Holzer passa infatti ad individuare i soggetti sui quali tali teorie esercitano, a suo avviso, maggiore fascino. Le ragioni dell'ascendente, soprattutto sui più giovani , di tali teorie vengono rintracciate dall'Autore nell'esistenza di realtà caratterizzate da forte disagio sociale ed economico, da disoccupazione e criminalità, dalla difficoltà, in poche parole, per molti di costoro a trovare una collocazione nel sociale e uno spazio in cui sviluppare con equilibrio la propria identità. Proprio a questo senso di spaesamento, a questa difficoltà di trovare una chiave di lettura coerente della realtà circostante, le ideologie di estrema destra fornirebbero una risposta rassicurante.
Secondo Holzer, tuttavia, i moderni movimenti di estrema destra sembrano muoversi, più di quanto non accadesse in passato, entro spazi di legalità e di partecipazione politica, relegando l'aspetto più scomodo e violento (l'Autore ricorda episodi quali quelli di Rostock, Möll e Solingen) a gruppi terroristici o razzisti, apparentemente autonomi, con i quali vengono intessuti, più o meno apertamente, legami piuttosto ambigui.
La riflessione che viene suggerita dalla lettura di questo interessante saggio è che, se da un lato indubbiamente sussiste uno stretto legame tra il crescere dell'emarginazione sociale e lavorativa e l'aumento di orientamenti individuali alla violenza e all'estremismo, ciò che invece va maggiormente considerato è che la crescente complessità del vivere moderno imporrebbe agli individui il ricorso a spiegazioni della realtà affatto semplici ed immediate. In quest'ambito quelle che Holzer definisce le "vittime della modernizzazione", i reietti o gli emarginati della società, sembrano trovare nelle ideologie di estrema destra, oggi ancora più che in passato, la risposta più facile al loro vivere insensato di drop out.
Questa è una delle ragioni principali per le quali Holzer non ci fornisce previsioni incoraggianti per il futuro. Se queste infatti possono considerarsi le basi sociologiche del diffondersi di simili fenomeni, sembra inevitabile l'incrementarsi in futuro della presenza e del potere di tali gruppi in Europa e le recenti vicende politiche proprio nel paese dell'Autore, l'Austria appunto, sembrano confermare queste sue affermazioni. La causa di tale fenomeno sembrerebbe quindi insita nel sistema capitalistico così come si è sviluppato negli ultimi decenni in Europa e nella crescente disillusione degli individui verso la capacità del sistema politico di rappresentare e risolvere i problemi dei cittadini. L'orientamento della vita moderna avrebbe condotto ad un progressivo deterioramento di uomini ed ambiente e forse solo la messa in discussione dell'intera società capitalistica, soprattutto nei suoi aspetti materiali, potrebbe secondo Holzer determinare un'inversione di rotta. Ma è facile comprendere dall'imponenza di simile obiettivo quanto arduo possa essere a verificarsi un simile mutamento.



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